I SAMURAI

LE ORIGINI
STORIA DEL GIAPPONE
DIFFUSIONE BUDDISMO
I SAMURAI
I RONIN
DAL JITSU AL DO
STORIA DEL JU JITSU
STORIA DEL JUDO

Intorno al 500 d.C. si assistette all’introduzione del Buddismo e della cultura cinese in Giappone, soprattutto ad opera  della classe dei samurai, legata alla corte  imperiale (detta  ” kuge”). La classe dei samurai guerrieri professionisti (detti “buke”), rispetto ai kuge, rappresentava i clan guerrieri periferici, e rimase legata all’antica religione animista scintoista. La rivalità tra i clan aristocratici dipendenti dalla corte imperiale e i clan periferici provinciali continuò tuttavia anche quando ormai la cultura cinese e il buddismo erano stai completamente assorbiti dalla cultura giapponese. Le  lotte  fra la “nobiltà di nascita “e quelle di spada “, svoltesi intorno all’anno 1000, rappresentano l’età dell’oro dei samurai Fu quella l’epoca degli scontri tra il clan Minamoto e il clan Taira, i quali esautorarono il potere dell’imperatore, che da allora rimase figura puramente rappresentativa fino ai giorni nostri.
samurai3 Il conflitto si concluse con la vittoria di Minamoto, esponente dei clan periferici, ovvero della nobiltà di spada: e la casta dei samurai assunse un  ruolo dominante: E’ in questo periodo che vengono gettatele basi teoriche della ” via del guerriero”(Bushido : Bushi = guerriero,  do via), a opera di Minamoto no Yoritomo. Minamoto no Yoritomo (1147-1199) salì potere nel 1185, sconfiggendo il clan Taira ed assumendo il ruolo di thashogun o shogun (cioè “generalissimo ” , reggente in nome dell’imperatore) titolo che fino a quel momento designava il capo delle guardie imperiali e che divenne da allora in poi ereditario, a indicare il detentore effettivo del potere. Fino alla restaurazione imperiale Meiji avvenuta nel 1868, resterà la più alta carica governativa. E’ con Yoritomo che la casta dei guerrieri acquista coscienza della propria potenza, e comincia a definire quell’insieme di valori che le permetteranno di distinguersi sia dal popolo cha dai nobili di corte. Yoritomo stabilì il proprio comando a Kamakura, lontano dalla capitale Kyoto, al fine di tenere la sua corte lontana dalle mollezze dell’ambiente imperiale, fondando qui il suo “baku-fu” o governo della tenda, chiara allusione alla natura militare di questo potere.

Fu Yoritomo a cercare di istituire un codice cavalleresco che esaltasse fedeltà e rigore morale dei samurai, in moda da dare stabilità al proprio potere. Ed è con lui che si sviluppa appieno il concetto di Bushido, un codice non scritto attraverso il quale io semplice armigero diventa nobile guerriero. Frugalità , obbedienza e lealtà  sono le virtù dei bushi (guerrieri).
samurai2 Sulla base di queste virtù il bushi si differenziava dal semplice soldato, la nuova situazione politico – sociale creata dall’ascesa dei samurai al potere, alimentò la speranza di poter accedere a una classe superiore attraverso il merito delle armi e diffuse lo spirito del bushido in tutta la cultura giapponese. La figura del guerriero, esperto nell’uso delle armi e con una ferrea disciplina spirituale, acquisì un fascino indiscusso. Dall’anarchia del feudalesimo nipponico emersero,  come ben definite, tanto la figura del samurai quanto la loro classe.

Se questa fu l’epoca mitica delle arti marziali, la loro sistemazione in scuole- con  tecniche ben codificate- si raggiunse, tuttavia  solo a partire da 1615, allorché cominciò il lungo shogunato di Tokugawa, che durerà fino alla restaurazione Meiji (1868), periodo in cui la casta dei samurai verrà definitivamente abolita. alla fine del XVI secolo ebbe termine la grande epoca delle guerre; i bushi erano ormai saliti al potere come classe dominante, l’era pionieristica del samurai si era chiusa smantellati i grandi eserciti, molto ridotte le occasioni di veri conflitti.
E’ proprio in questo periodo che proliferano le scuole di arti marziali, e che le discipline del bujitsu (tecnica di combattimento) entrano nella  loro fase di massima sofisticazione libere dall’assillo della guerra e di scontri reali. se l’esistenza del samurai era regolata da principi come quello del servire e dell’essere fedeli,  nella disciplina del bushido era compresa anche la capacità  di convivere costantemente con l’eventualità della morte. di derivazione zen, costituiva un elemento fondamentale per la sopravvivenza del guerriero, che non poteva permettersi esitazioni.

Così l’apprendimento del bujitsu si basava sulla ripetizione di schemi di attacco e di difesa che dovevano diventare automatici in situazioni di pericolo: questo genere di pratiche deriva dal buddismo zen: il discepolo zen si spoglia di ogni desiderio terreno attraverso una serie di atti ripetuti ritualmente, che lo conducono all’illuminazione. Un metodo perfetto per fortificare lo spirito del samurai, sempre alle prese con lo spettro della morte e sempre costretto ad esercitare l’arte delle armi.
Attraverso lo zen il samurai trovava il distacco necessario per affrontare ogni rischio. altro fondamentale principio per la pratica del samurai era lo sviluppo dell’hara e haragei, ossia lo sviluppo del centro dell’energia, fulcro del ki  (chi in cinese). I due cardini dell’etica del samurai erano i giri l’obbligo del guerriero nei confronti del proprio signore e l’accettazione della morte. su due concetti si fonda il Bushido, il codice del guerriero. ciò che distingueva i samurai di rango superiore era proprio il do o via, la ” via del guerriero” che prevedeva un correlazione tra la pratica delle armi e l’elevazione spirituale. Il rituale con cui il samurai si affiliava al clan di un signore rappresentava simbolicamente il destino del guerriero (bushin) L’impegno a servire fedelmente il signore veniva scritto su una pergamena con il sangue del samurai. l’atto d’impegno veniva quindi bruciato, le ceneri disciolte in acqua bevute dal nuovo affiliato. Nessuna traccia scritta dunque, ma solo l’obbligo interiore all’assoluta fedeltà verso il signore: il giri. samurai1

Il vincolo con il proprio signore era talmente forte da comprendere anche il suicidio e non solo per punizione, ma anche come forma di suprema deferenza. Anche le donne diventavano samurai e ricevevano un ‘istruzione in famiglia, più che altro erano addestrate all’uso dell’arco , della lancia e di una particolare alabarda detta ” naginata”, che divenne l’arma simbolica delle donne samurai, come la katana lo era per gli uomini. Oltre all’addestramento all’alabarda, la donna samurai veniva iniziata all’arte della disposizione  dei fiori (ikebana) e all’arte della cerimonia del tè (chnoyu).
Anche la donna samurai era tenuta al giri.  Non di rado le donne  samurai prendevano il posto  del marito quando questi era morto o impossibilitato a combattere. anche il suicidio  era praticato dalle donne samurai così come dagli uomini. Le loro tecniche marziali prevedevano anche di nasconder pugnali tra la capigliatura come se fossero fermagli, potevano quindi utilizzare un particolare ventaglio (tessen) una vera e propria  arma usata anche dai samurai uomini. le donne nella civiltà giapponese ricoprivano comunque un ruolo secondario il fatto che fossero ammesse allo studio delle arti marziali deve farci capire quanto lo spirito del bushido fosse profondamente radicato nella cultura giapponese.

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